Un libro in classe per vincere la paura

di Vera Zanette


A scuola, le parole possono diventare pesanti come pietre, e un bambino può sentirsi solo anche in mezzo agli altri. Il bullismo non è solo una parola che sentiamo spesso, ma un’esperienza che può lasciare segni profondi nella vita dei bambini.
Ogni giorno, tra i banchi e nei corridoi, possono nascere piccole ferite fatte di sguardi, battute, risate alle spalle o esclusioni che sembrano giochi, ma che lasciano un senso di vergogna e solitudine in chi le subisce. Può capitare che gli adulti non se ne accorgano subito, perché i bambini che vivono queste situazioni imparano a nascondere la loro tristezza, temendo di non essere compresi o di peggiorare le cose.
Quindi che cosa succede a un bambino quando in classe c’è qualcuno che lo prende di mira? Quando tutti gli altri bambini osservano e non fanno niente? O peggio ancora si alleano con il bullo della classe?
Augusto Campagnolo ha provato a trovare risposte a queste domande attraverso una storia delicata e toccante che rivolge ai bambini della scuola primaria, ma anche ai loro insegnanti.


Leo e la botola nel cielo racconta la storia di un bambino con i capelli rossi che a volte si ritrova protagonista di qualche scherzo da parte dei compagni, qualche gioco di parole con il proprio nome – Leo-pardo, Leo- pazzo e così via – fino a che non arriva un compagno nuovo, Michele, detto Il Mouse. In poco tempo, Il Mouse diventa capo di una banda di bambini, e insieme a loro prende di mira Leo, inventando ogni giorno scherzi sempre più fastidiosi e pesanti, spesso conditi da spinte, prese in giro, umiliazioni. Leo si chiude dentro sé stesso e non parla più: ha paura del Mouse a scuola e a casa ha paura che salti fuori da un angolo da un momento all’altro.
Finché una notte non gli appare un gigante, il Grande Orologiaio dell’universo, che attraverso una botola nel cielo lo porta in un mondo fantastico in cui Leo diventa un vero leone, riesce a sconfiggere le sue paure e forse anche il malefico Mouse. Ma soprattutto riuscirà a capire che non solo Il Mouse non è così spaventoso, ma forse che anche lui ha paura di qualcosa.
Il libro parla proprio di quei momenti difficili e delicati che possono accadere a scuola, raccontando come sia importante riconoscere il dolore del bullismo e non sentirsi sbagliati per colpa di ciò che si subisce. Attraverso la storia dei protagonisti, vediamo come le relazioni con i compagni, gli insegnanti e i genitori possano diventare una rete che aiuta a rialzarsi, a trovare il coraggio di parlare e a scoprire che non si è soli.
Perché questo libro non parla solo di bullismo e di relazioni tra bambini, ma anche di come è difficile per gli adulti capire perché un bambino può vivere male la propria esperienza scolastica, e di come gli adulti (rappresentati felicemente dal maestro Didì) possono fare molto ascoltando davvero i bambini, cercando di conoscerli e di capire ciò che stanno vivendo e provando.
Leggere questo libro significa quindi entrare nei pensieri di chi vive la paura di essere escluso e imparare che un piccolo gesto, una parola gentile o un adulto capace di ascoltare possono fare la differenza. È un invito a tutti, bambini e adulti, a riflettere sull’importanza di guardarsi intorno e accorgersi degli altri, perché anche a scuola, ogni giorno, possiamo scegliere di non essere spettatori, ma alleati contro il bullismo.

Un’esperienza didattica
Come possiamo aiutare un compagno che si sente escluso? E come possiamo imparare a riconoscere le situazioni di bullismo a scuola?
Le insegnanti Francesca Fusaro e Ambra Bianchin della scuola primaria “A. Serena” di Caonada (Istituto Comprensivo Montebelluna 2, in provincia di Treviso) hanno provato a rispondere a queste domande leggendo insieme il libro di Campagnolo, che parla di bullismo, di paure, ma anche del coraggio di chiedere aiuto. Da qui è nata un’esperienza che ha permesso a tutti di riflettere e di crescere insieme.
Le docenti, che avevano letto il libro precedentemente, hanno deciso di proporlo ai bambini, dopo che in classe si erano verificati alcuni episodi di bullismo. Una riflessione sul tema appariva loro dunque non solo utile, ma necessaria.
Il lavoro ha coinvolto le classi quarta e quinta, dove i bambini hanno utilizzato la lettura del testo per affrontare dei momenti di riflessione condivisa partendo da accadimenti presenti nel racconto. E attraverso la lettura le docenti sono riuscite creare collegamenti con episodi accaduti nella quotidianità e a riflettere insieme ai bambini sulle loro dinamiche relazionali.
Il testo è stato letto in modo integrale, ma a capitoli, in modo da poter coinvolgere i bambini per un tempo lungo, creando una routine di riflessione e in modo da approfondire le loro considerazioni sui comportamenti dei diversi personaggi, sia bambini, sia adulti.
Durante la lettura sono state poste delle domande agli alunni per stimolarli al ragionamento sia su cosa succede in classe, sia fuori dalla classe. Alcune di queste hanno ricevuto delle risposte interessanti per il percorso affrontato. Per esempio, alla domanda Che cosa fareste in classe se ci fosse Il Mouse? molti alunni hanno risposto: tenderei a coprirlo, non parlerei per paura, ecc., frasi / affermazioni che hanno portato le insegnanti a farli riflettere sull’importanza di condividere con altri le loro paure perché chi non parla è complice.
Questa consapevolezza ha portato poi una classe a sperimentare la presenza di un finto Mouse: per un periodo un bambino si è comportato come se fosse il Mouse e con tutta la classe si è cercato di riflettere sui suoi comportamenti, tentando di dare una possibile spiegazione agli stessi, indagando in questo modo anche le possibili cause che avrebbero potuto portarlo a quei comportamenti.
I bambini sono stati invitati anche a riflettere su che cosa succede fuori dalla classe e alcuni bambini hanno espresso la loro difficoltà a parlarne con i genitori perché gli appaiono troppo impegnati nel loro lavoro, nelle loro incombenze quotidiane o perché sono sempre al telefono (un aspetto che dovrebbe farci tutti riflettere).
Il libro presenta un finale aperto e molti bambini hanno manifestato le loro perplessità perché si aspettavano la vittoria dei buoni sui cattivi, ma questo aspetto ha reso ancora più interessante la discussione. I bambini hanno potuto riflettere insieme sui possibili finali e sul motivo che ha spinto lo scrittore a lasciare il finale in sospeso. Quando hanno avuto l’occasione di incontrare l’autore gli hanno posto questa domanda e discutendo con lui hanno potuto capire perché. Lasciare la vicenda non conclusa doveva essere un modo per portare i lettori a riflettere su che cosa significa cambiare e capire fino a che punto una persona può essere spinta a migliorare.
A conclusione del percorso le docenti hanno poi coinvolto i bambini nella ricerca di un volto dei diversi personaggi del libro, soprattutto del Grande Orologiaio, mago in grado di svitare le stelle del Carro Maggiore e aprire la botola nel cielo.

E proprio perché grazie ad essa Leo ha la possibilità di vincere le sue paure, ogni alunno ha riprodotto una personale “botola verso il cielo”, il proprio posto sicuro per affrontare e superare ciò che lo intimorisce.