Italiano L2 e la lingua dello studio

Questo articolo è stato pubblicato sul blog Missione insegnante. Viene qui riproposto per gentile concessione della casa editrice Gaia edizioni.

La comprensione del testo scritto e l’abilità di studio sono competenze complesse e di difficile acquisizione per gli alunni, specialmente se non italofoni dalla nascita. Cosa possiamo fare noi docenti per supportarli in questo percorso?

Le difficoltà del testo scritto

La comprensione del testo scritto è una delle competenze più complesse che un bambino si trova ad affrontare, in particolare se si tratta di un non italofono che ha appreso l’italiano quando è arrivato in Italia, o che, pur nato in Italia, ha comunque appreso l’italiano come seconda lingua.

E l’abilità di studio è una competenza ancora più complessa perché richiede non solo di saper leggere e comprendere un testo, ma anche di saperne ricavare informazioni utili, memorizzarle, rielaborarle e in molti casi esporle con un discorso chiaro e ben organizzato.

Lingua della comunicazione vs lingua dello studio

Come possiamo facilmente osservare, molti alunni, anche di prima generazione, superano abbastanza in fretta l’ostacolo linguistico della lingua della comunicazione. Nell’arco di pochi mesi riescono a comunicare con i loro compagni e insegnanti, e in uno, due anni raggiungono in genere una competenza sufficientemente sviluppata per quanto riguarda il linguaggio delle interazioni quotidiane.

Ma per poter affrontare un testo di studio è sufficiente possedere la lingua della comunicazione quotidiana? Ovviamente no, nemmeno per gli alunni di seconda generazione che hanno svolto lo stesso percorso scolastico dei compagni di madre lingua italiana.

Essi infatti leggono e comprendono abbastanza agilmente un testo narrativo, ma di fronte a un testo disciplinare e alla lingua dello studio si trovano spesso in difficoltà. Vediamo perché.

Le difficoltà dei testi disciplinari

Se osserviamo i testi disciplinari che i nostri alunni si trovano a studiare, dobbiamo prima di tutto sottolineare che si tratta di testi divulgativi, certamente non per specialisti, ma che si rivolgono comunque ad un target di alunni con un bagaglio linguistico e culturale di un certo tipo.

Notiamo inoltre che i testi sono caratterizzati da un’alta densità informativa. In un paragrafo, o addirittura in poche righe, possono essere concentrate molte informazioni e presupporre il possesso di determinati concetti.

Spesso le informazioni contengono un lessico specialistico o delle espressioni cristallizzate, così come talune informazioni sono talvolta collegate ad altre informazioni importanti creando una sorta di catena informativa non facile da dipanare e comprendere.

Inoltre, i concetti espressi nei testi disciplinari risultano astratti per i bambini perché sono per loro lontani nello spazio e nel tempo.

Questi sono solo alcuni degli aspetti che possono rendere difficile affrontare un testo di studio per tutti gli alunni, e in modo particolare per i non italofoni per i quali il testo è spesso come un contenitore chiuso di cui non hanno la chiave.

Ci sono poi altre difficoltà niente affatto trascurabili: sintassi complessa, nessi logici poco evidenti, connettivi che “scappano” a una lettura poco attenta, conoscenze implicite e scenari di fondo che gli stranieri possono non avere.

Dentro la didattica

Pur sapendo che non esistono scorciatoie o ricette magiche che rendono tutto facile e veloce, noi docenti possiamo tuttavia fare molto per avvicinare gli alunni allo studio.

In prima battuta, quando spieghiamo un argomento e interagiamo oralmente con la classe usiamo un lessico controllato, che utilizzi principalmente il lessico di base, o che sia opportunamente supportato da immagini esplicative. Usiamo sempre frasi semplici per spiegare i concetti e aiutiamo gli alunni a recuperare nella memoria quelli che dovrebbero essere già posseduti.

Facciamo un buon utilizzo dell’apparato iconografico presente sul libro, aggiungendone magari altro, reperito da altre fonti.

Prima di leggere il testo sarà utile partire dal titolo per capire di che cosa parlerà, invitando gli alunni a formulare delle ipotesi che poi verificheremo. Osserviamo quindi le immagini e colleghiamole con le diverse parti del testo, leggiamo le didascalie.

Le attività di prelettura possono riportare alla memoria dell’alunno altre informazioni, magari acquisite guardando un film o leggendo un libro e facilitare così l’apprendimento del nuovo attraverso il collegamento con il noto.