Tra boschi e navate gotiche: una grammatica memorabile

Michele Prandi, Cristiana De Santis, Manuale di linguistica e di grammatica italiana, Utet, Torino, 2019.

Nel 2019 è uscita la seconda edizione del Manuale di linguistica e grammatica italiana di Michele Prandi e Cristiana De Santis. Per me, e per molti di noi, la scoperta di questo volume, fin dalla primissima edizione curata dal solo Prandi nel 2006, ha segnato una svolta ed ogni volta che lo rileggo in una delle sue tante versioni, frutto di una continua officina di pensiero e rielaborazione didattica, mi appassiono a nuovi dettagli. E le novità, anche questa volta, sono tante.

Per prima cosa però, un chiarimento: il volume del 2019 si presenta come la seconda edizione del manuale Prandi, De Santis 2011, che, rispetto all’originale Prandi 2006, aveva assunto un preciso scopo didattico, mirando ad un pubblico di studenti universitari di Lingue e Lettere e di insegnanti. La ‘vera’ seconda edizione di Le regole e le scelte (2006) è uscita invece nel 2020 a nome del solo Prandi e ne mantiene il titolo: rispetto ai manuali del 2011 e 2019, essa è priva di apparato didattico e di riferimenti alla sociolinguistica, ma è arricchita da alcune sostanziose riflessioni teoriche: si rivolge quindi ad un pubblico più formato.

L’intervento di Cristiana de Santis, linguista bolognese specializzatasi nel modello valenziale attraverso la collaborazione con Francesco Sabatini, e nota per il suo blog (https://valenziale.blogspot.com/), nelle edizioni del 2011 e nel 2019, ha avuto il pregio invece di semplificare la lettura di un testo che potrebbe risultare un po’ ostico per chi non sia troppo esperto di linguistica, introducendo titoletti sintetici a margine, box di approfondimento sui concetti più complessi, e una serie di verifiche ed esercizi (ora online). La linguistica si è quindi felicemente ricongiunta con la grammatica italiana e la storia della lingua.

Il titolo originario, Le regole e le scelte, sintetizzava la filosofia di fondo del volume: la grammatica di una lingua nasce dal connubio tra un nocciolo duro di regole (che dominano nella fonologia e nella morfologia) e un ampio margine di scelte, che, a partire dalla periferia della frase semplice (le espansioni di Sabatini o i circostanziali della grammatica generativa, che Prandi chiama ‘margini’), si spalancano al parlante non appena ha costruito il nucleo di una frase rispettando strutture formali precise. In poche parole, devo dire Ho rinunciato al concorso di dottorato (non del, con il…), ma poi lo posso motivare (per i figli, per avere un lavoro subito, per pigrizia/paura/noia…) o collocare nello spazio e nel tempo in infiniti modi diversi.

E se ci sono scelte di sistema (ossia quelle comprese all’interno della lingua comune a tutti gli italiani, lo standard), ancora di più sono le scelte di repertorio, intendendo per repertorio tutta la gamma di variazione della lingua, dal punto di vista storico, geografico, sociale, o legate ai mezzi di comunicazione, ai registri ecc. La nuova edizione infatti, rispetto alle precedenti, intende allargare lo sguardo anche a queste dimensioni, sia attraverso approfondimenti interni ai box, sia introducendo un capitolo preliminare, La lingua italiana tra norma e usi, scritto da Cristiana De Santis. In esso, oltre a trattare della variabilità linguistica e a descrivere sinteticamente l’italiano contemporaneo, si introducono due concetti basilari, norma ed errore, con una larghezza di vedute adattissima ai giovani linguisti in formazione e a quegli insegnanti che siano disposti ad abbandonare la penna rossa per insegnare ai loro studenti come la lingua, lungi dall’essere una struttura fissata una volta per tutte, sia in continua evoluzione, e come sia importante imparare ad esprimersi in modo adeguato al contesto comunicativo, acquisendo la consapevolezza della grande varietà delle risorse espressive.

La partizione della materia non è quella tradizionale: dopo una prima parte dedicata a fonologia e lessico, svolge un ruolo di primo piano la frase, semplice e complessa, che però è sempre vista in stretta relazione al testo. La morfologia è lasciata alla parte finale. Non si passa dunque dalla parola alla frase al testo, ma le diverse parti vivono in strettissima relazione tra di loro, con continui rimandi tra l’una e l’altra. Un insegnante formatosi su questo volume non si porrà più il problema di fare grammatica da un lato e insegnare a leggere e scrivere dall’altro, considerandole come abilità separate, ma imparerà a mettere a frutto le più piccole risorse linguistiche (i connettivi, i rimandi anaforici, i nomi incapsulatori, le preposizioni) per una comprensione più profonda e un’elaborazione più consapevole dei testi.

Assolutamente innovativa la visione della frase semplice, fatta di un nucleo e di margini con precise gerarchie, analizzate in profondità, e della frase complessa, che non è più condensata in un capitolo a sé, ma viene analizzata da una parte all’interno della frase semplice (in quanto le completive sono argomenti dei verbi), dall’altra in stretta relazione alla testualità. La subordinazione infatti – secondo gli autori – non è che una delle tre modalità (accanto alla coordinazione e alla giustapposizione) con cui è possibile creare dei “ponti” concettuali tra le frasi per costruire un testo.

Espunto dall’edizione del 2011 (che lo confinava online) ma presente in quella originaria nel 2006, torna infine un ricchissimo capitolo finale (che si deve a Prandi) sulle figure del discorso, che lungi dall’essere solo espediente letterario, caratterizzano la lingua di noi tutti; esse non rappresentano “un uso deviante delle risorse linguistiche” ma anzi costituiscono “un modo per metterne in rilievo il loro potenziale” (p. 446). Una raffinatissima e piacevole analisi, assolutamente non convenzionale, che porta il lettore nel campo delle infinite scelte stilistiche.

Affascina infine la lingua del volume, sia negli esempi, popolati di boschi, fiumi che straripano per la pioggia, taglialegna con scuri e seghetti, che nel ricco apparato di metafore e similitudini di cui Prandi si avvale, grazie alle quali concetti complessi si stagliano nella mente in maniera indelebile: il nucleo della frase diventa allora una navata gotica, che poi si arricchisce di panche e altare, per trasformarsi in una chiesa, o tavolo e sedie per divenire un’aula magna (i margini). La coerenza testuale è invece una strada, in cui i segnali sono i diversi elementi coesivi. Poi vi sono i ponti delle relazioni tra le diverse frasi che compongono il testo… Un espediente di sicuro effetto anche in classe.

Insomma, per gli insegnanti in formazione o già in campo, il manuale fa senz’altro parte dei migliori ferri del mestiere, e può aprire loro una nuova visione della grammatica, accompagnandoli dalle varietà più quotidiane della lingua alle scelte poetiche più raffinate.

(una mia recensione molto più approfondita del volume si trova nel n. 2-2020 di italiano linguadue)